La famiglia Martini

Nel 1873 il gonfaloniere Giovanni di Luigi Martini lasciò in eredità all'Ospedale il patrimonio accumulato dalla sua famiglia nel corso degli ultimi due secoli, a partire dal nonno paterno di Giovanni, Lorenzo, ricco commerciante di stoffe, e ai suoi fratelli Bartolomeo, consigliere granducale, e Antonio, Arcivescovo di Firenze.
Il nonno Lorenzo alla sua morte (1807), oltre ad un'immensa fortuna, lasciò ai suoi quattro figli maschi 125 quadri sommariamente descritti, fra cui un "... lotto di quadri ritrovati nell'archivio…” e "... un altare di legno intagliato e dorato con una predella…”. Due anni dopo morì l'Arcivescovo Antonio e l'intera eredità, comprendente fra l'altro beni immobili per lire 23556, passò ai quattro figli di Lorenzo.Galleria Martini, allestimento nel Museo di Palazzo Pretorio

Dei quattro fratelli figli di Lorenzo, Vincenzo, che si era staccato presto dalla famiglia, morì giovanissimo (1811), gli altri tre continuarono in società l'attività paterna di commercianti e ricchi possidenti fino alla morte di Giuseppe (1826) e Francesco (1832) che non avevano avuto figli. Il quarto, Luigi, rimase in pratica l'unico erede delle fortune paterne e morì nel 1855 lasciando la maggior parte dell'eredità al figlio Giovanni.

Cinque giorni dopo la morte del padre, Giovanni Martini, compilò il suo testamento affidandolo al notaio Alessandro Carradori in cui fra l'altro si legge «...Ordino che al mio corpo divenuto cadavere sia data sepoltura nei chiostri di san Francesco accanto alla mia dilettissima consorte Caterina Cremona... mio erede universale istituisco, voglio e ordino che sia lo Spedale degli infermi di questa città coll'obbligo al medesimo di corrispondere annualmente e per sempre scudi cinquanta alla Confraternita della Misericordia di Prato...».
Giovanni vivrà ancora a lungo, sarà eletto gonfaloniere, poi nominato cavaliere, ma non muterà più quel testamento, neanche dopo le seconde nozze con la nobildonna Amalia Vivarelli Colonna che gli sopravviverà.

Col suo gesto, oltre a indubbi benefici economici all'ospedale, garantì alla sua città il possesso di una nutrita e preziosa collezione di dipinti che oggi possiamo ammirare esposta nella sezione dedicata nel Museo di Palazzo Pretorio, ma anche all’interno di alcune sale del Palazzo Comunale.