La gestione dei malati
L'infermeria
Ad occuparsi della gestione dei malati erano i medici e gli infermieri. Gli infermieri si occupavano della gestione completa dell’infermeria: dalla somministrazione dei pasti e dei farmaci ai pazienti, al rifornimento della dispensa - con alimenti indicati - alla distribuzione della biancheria, riciclando più volte gli stessi indumenti e lenzuola, considerati i costi all’epoca, agli acquisti degli ingredienti per i farmaci.
Da un primo inventario delle masserizie dell'Ospedale della Misericordia (1273), sappiamo che all'epoca l'infermeria disponeva di 23 letti, nel 1367 risulta una capienza di 24 letti per gli uomini e 15 per le donne. Da notare che la capienza di malati era sicuramente superiore al numero dei letti, era infatti prassi comune sistemare due persone sullo stesso letto.
I malati che entravano all’ospedale erano registrati in appositi quaderni, più che altro per la gestione amministrativa, infatti non era indicata neanche la malattia. Dalla documentazione si può dedurre che il numero dei ricoverati andava tra i 20 e i 40 nel ‘500, con tempi di degenza molto vari.
L'emergenza della peste
Oltre alla gestione quotidiana di malati, viandanti e gettatelli, lo Spedale si è trovato a dover affrontare più volte le epidemie di peste, in particolare le ondate che si sono verificate a fine Trecento, ai primi del Cinquecento e nel 1630. Nell’archivio si trovano alcuni registri completamente riservati alle spese «per chonto degl’infecti della peste», in cui troviamo traccia dei medici e infermieri ingaggiati per l’assistenza ai malati, dei becchini assunti per seppellire i morti, delle spese alimentari per sostenere i ricoverati presso l’ospedale così come le persone in quarantena a casa e quelle presso il lazzaretto che era stato appositamente istituito a Sant’Anna in Giolica dal 1526 e più diffusamente dal 1630. L’ospedale aveva inoltre il compito di sorvegliare le porte di ingresso/uscita alla città, in modo che i malati non si spostassero, diffondendo il contagio.